Il Soul e la black music

Il Soul, la musica dell’anima è la musica pop sviluppata da musicisti afroamericani negli anni 60, quali Ray Charles, Aretha Franklin, Otis Redding, Wilson Pickett, Stevie Wonder, Marvin Gaye, Billy Preston, Al Green e molti altri.

Non si tratta esclusivamente di un genere musicale, ma di un’espressione culturale che coinvolge gestualità e danza, con una partecipazione estremamente fisica e gioiosa all’esperienza sonora. Il suo successo travalicò le barriere culturali assumendo un carattere planetario ed al successo commerciale si affiancò un importantissimo ruolo sociale di sensibilizzazione sulla cultura afroamericana in Occidente. I protagonisti di questo periodo, nel cuore degli anni 60, diventarono autentici ambasciatori e portavoce delle minoranze nere, rivendicandone diritti e dignità.

Nina Simone, mentre combatteva attivamente battaglie per l’integrazione civile, scriveva testi come “I wish I knew how it would feel to be free”, un commovente inno alla disperata ambizione di una minoranza soggiogata da secoli di prevaricazioni ad un briciolo di dignità e libertà. Nacquero collaborazioni fra musicisti di diversa origine culturale ed estrazione sociale, ad esempio fra i Beatles e l’organista e cantante nero Billy Preston, unico nome di altro artista mai comparso su un disco dei “quattro ragazzi di Liverpool”.

I musicisti europei iniziarono ad imitare i colleghi di oltreoceano, nacquero una infinità di collaborazioni ed il suono si frammentò in una miriade di sfumature e varianti, dando vita alla più grande rivoluzione della musica pop del secolo.

Il Soul è influenzato da diversi generi musicali quali il Gospel, la musica sacra delle comunità afroamericane, il blues cioè l’espressione popolare laica degli strati più disagiati, lo swing, la musica da intrattenimento e ballo caratterizzata da grandi formazioni di ottoni, le Big Band, sviluppatasi nel periodo della Seconda guerra mondiale, diffuse attraverso i V-disk delle truppe americane al fronte.

Già tra la metà degli anni 50 e l’inizio degli anni 60, alcuni musicisti bianchi avevano attinto alle sonorità e strutture armoniche proprie del blues, ponendo le basi di un genere totalmente autonomo e distaccato dalle fonti da cui trae ispirazione: il rock’n roll. Un genere in grado di svilupparsi e di vivere di vita propria nei decenni successivi.

Questi artisti, quali Elvis Presley, Carl Lee Perkins e più tardi i Rolling Stones, colsero gli aspetti superficiali e commerciali di questa musica secolare trasformandosi, soprattutto i primi due, in una sorta di parodia e macchietta della musica e della gestualità, spogliandola di tutti gli aspetti culturali costruiti in un secolo di esperienze musicali e di vita e riducendola ad una straordinaria operazione commerciale.

Al contrario, il Soul è un’evoluzione della cultura afroamericana, il suo naturale sbocco e ne rispecchia a pieno la cultura e le tradizioni secolari.

Dal Soul si sono evoluti diversi generi, fra cui il Funk che ne ha enfatizzato gli aspetti prettamente ritmici sfrondandola dai caratteri lirici e melodici, grazie soprattutto a due musicisti: James Brown, il “padrino del Soul” e il suo acerrimo rivale Joe Tex, precursore del genere rap.

Dagli anni 70 in poi i generi si sono fusi col Jazz portando ad una infinità di correnti musicali ed assumendo la dignità di musica colta, grazie a musicisti quali Herbie Hancock e Miles Davis. Dall’altro lato si è unita con elementi pop originando l’r&b, il rap, ed un’infinità di sottogeneri noti in generale come “black music”.